Il fantasma della Portella colpisce ancora... di Antonio Daddabbo
Ai tre 10 della fortunata data 10/10/2010, in cui l'associazione "IL MELOGRANO" ha organizzato il convegno sul restauro conservativo di Serracapriola, va aggiunto il 10 e lode da assegnare per la riuscita della manifestazione stessa, cui spetta il merito di aver fatto "lavare in panni sporchi in... piazza", alla presenza del Sindaco, guarda caso, proprio dove (quando ancora esisteva la Portella) si svolgeva il rito de «u' 'mbuzacul da purtéll'», presso la pietra del "vituperio";.
Il filmato, che documenta su Internet l'intera manifestazione, merita di essere seguito con attenzione, perché chiarisce come mai degli edifici ultra secolari, costruiti da gente povera (che provvedeva personalmente alla manutenzione), oggi richiedono costi proibitivi per il restauro.
Volendo fare una breve cronaca, potremmo dire che è successo di tutto e di più, ma procediamo con ordine:
- si è iniziato con l'intervento dell'ultimo titolare di un'impresa artigianale a conduzione familiare, che, dopo aver prodotto per anni la materia prima per l'edilizia serrana, è stata costretta a chiudere, perché... produceva a basso costo. Il mattonaio Guglielmo de Renzis ha mostrato, in piazza, come si producevano i mattoni ed i coppi, senza alcuna strumentazione industriale e con una materia prima molto economica (esistente in abbondanza nel territorio serrano);
- nel convegno (svolto sempre in piazza) un giovane restauratore, ha parlato delle forme di degrado del mattone, fino al fattore delle croste nere: "quando vediamo le patine nere sulle facciate, lì sotto si sta crando del gesso, e quindi il mattone, il carbonato di calcio si trasforma completamente, e la pietra diventa gesso per un processo di solfatazione". A quanto pare, secondo la filosofia del restauro, almeno sul piano teorico, il castello di Serracapriola, a causa dell'inquinamento atmosferico, rischia di sbriciolarsi come una qualsiasi struttura in gesso. Ma, cosa più importante, a proposito del trattamento delle superfici murarie esterne, il restauratore ha dimostrato, con supporto scientifico, che la "sabbiatura" è il "nemico n.1" della muratura in mattoni (e pensare che questa tecnica è stata adottata a Serracapriola, con la benedizione del Comune);
- interessantissimo l'intervento di chi, per primo a Serracapriola, ha utilizzato proprio la sabbiatura per pulire le pareti in mattoni a vista degli edifici restaurati. Con estrema ingenuità l'impresario (appartenente alla nuova generazione) ha chiarito che se avesse messo in pratica le teorie illustrate dal restauratore, i costi sarebbero stati proibitivi e, a conti fatti, lui non avrebbe lavorato per mancanza di clienti (per la verità le parole pronunciate dall'impresario sono "non possiamo giocare con il mattone altrimenti a casa non portiamo niente"). Detto in soldoni: tanto mi paghi e tanto ti do', indipendentemente dai risultati dannosi;
- l'architetto comunale (che, tra l'altro, ha fatto una esemplare trattazione scientifica sul "coppo") ha limpidamente confessato di aver appreso (finalmente!) come si produceva il coppo (e qui il pensiero non può che andare alla formazione universitaria dei nostri tecnici).
Il mattonaio Guglielmo de Renzis al microfono non ha commentato, ma sicuramente, ascoltando le moderne teorie sul restauro, avrà pensato "sarà che non capisco niente di chimica, ma questi scienziati moderni, per certo, hanno scoperto l'acqua calda". Insomma, la muratura in mattoni non può essere intonacata con malta cementizia, deve respirare, non può essere sabbiata, deve essere lavata con acqua demineralizzata, non può essere pulita con spazzole metalliche ecc., ma allora perché non si fa ricorso alla ricetta dei nostri padri, che ne ha garantito la conservazione per secoli? forse la causa della distruzione dei centri storici è da ricercare proprio nell'impiego delle moderne tecnologie?
A parte l'evidente contrasto tra l'antica generazione (il de Renzis, mostrando con orgoglio un mattone di produzione propria, assicurava che avrebbe resistito anche ad un colpo di pistola) e quella moderna (oggi, per qualsiasi lavoro, si può fare affidamento solo sulla garanzia biennale, prevista dalla legge), sorge un dubbio atroce: vuoi vedere che questi giovani restauratori sono da paragonare a dei meccanici che, per motivi di concorrenza, si ostinano a rendere turbo il motore della "balilla tre marce"?
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